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Noi cercheremo semplicemente di entrare un po' dentro questo mondo così complesso delle problematiche psicologiche e diremo anche non solo psicologiche perché ci sono problematiche che vanno anche al di là di questi ambiti come credo cominceremo a vedere già questa mattina in queste prime tre ore. Evidentemente cercheremo di capire un pochino meglio, di mettere un po' d'ordine, ancora più modesto, mettere un po' d'ordine in questo caos critico, in questo caos delle crisi reverende, più o meno reverende.
Evidentemente cercheremo di capire, di mettere un po' d'ordine soprattutto con una finalità propositiva, cioè cercheremo di capire meglio soprattutto per comprendere dove intervenire, come intervenire in queste situazioni, in modo che la crisi divenga appunto come dice un po' forse semplicemente quel titolo del libro, l'ora di Dio, è bello che la crisi diventi l'ora di Dio, sarebbe bello, purtroppo non è sempre così, però è già importante ritenere, pensare, essere convinti che potrebbe essere così, potrebbe essere l'ora di Dio.
La crisi in fondo, abbiamo accennato prima la formazione permanente, che rapporto c'è tra formazione permanente e crisi? Qualcuno lo intuisce? Che rapporto c'è tra formazione permanente e crisi? C'è un rapporto o sono due cose che si ignorano tra di loro? C'è un rapporto importantissimo, la formazione diventa permanente esattamente attraverso le situazioni di crisi, le crisi sono una componente normale di un cammino di formazione permanente, senza crisi non c'è formazione permanente, la crisi come diremo, più avanti la crisi è in fondo espressione di un cuore vigile, attento, che ogni giorno percepisce uno spazio critico nella propria vita e cerca di rispondervi intelligentemente e da credente, comunque si potrebbe c'è dire ora che chi crea problemi nella Chiesa di Dio o nella vita consacrata non sono solo quelli che sono in crisi, quelli che stanno in crisi e che complicano la vita di tutti, ma soprattutto quelli che dovrebbero essere in crisi e purtroppo non lo sono, capite? L'essere in crisi in fondo è anche espressione di una vigilanza del cuore dello spirito, di una persona che si sente provocata a fare una decisione e a interrompere il flusso della vita perché non si divenga inerte, passivo e dunque non più abbastanza vigile.
Va bene, c'è qualche attesa, qualche aspettativa da questo corso, qualcuno vuol dire un po' che cosa si attende, così anche serve a me per cercare di rispondere per quanto posso a queste attese, quello che ho detto ora corrisponde un pochino al vostro modo di pensare questo problema oppure avete qualche cosa che vorreste magari dire all'inizio del corso perché ne tenga conto? Sì? Se posso, cosa è il dilemma di sempre? Per esempio quando si tratta di un problema di problematica psicologica, perché vengono da un studio di psicologia, mentre le relazioni con le problematiche spirituali, con quale rapporto e di cosa guardare e come guardare, di quanto al corso spero di poter rispondere a questo.
Certo, il primo capitolo è proprio sulla, la prima parte come diremo adesso, è la crisi definizione e distinzioni, prima di tutto si tratta di fare l'esplicatio terminorum, allora vediamo crisi, cosa vuol dire? Cerchiamo di definire e di distinguere e allora in questa distinzione e la vedremo subito questa mattina, sono cinque tipi di problematiche. All'estremo più grave, al livello più grave, diciamo ci sono le situazioni di patologia, che è una cosa già diversa da psicologia evidentemente e all'altro estremo ci sono i problemi di carattere spirituale.
Dunque la crisi può avvenire da entrambi, oltre che dalle tre situazioni intermedie, ma ecco questo per dire che la tua attesa è legittima e occorre distinguere appunto tra problematiche psicologiche legate a particolari e precise radici che cercheremo di vedere e problematiche di natura spirituale, che sono diverse e che anche sul piano psicologico si presentano in modo diverso nella persona. Dunque è chiaro che i problemi di vita spirituale sono un segnale di vitalità. Non so se parleremo al corrispond di l'accompagnamento. Sì, perlomeno è nel programma, dicevo, cercheremo di mettere un po' d'ordine dentro questa materia così complessa, ma per vedere come intervenire. E dunque l'intervento dovrebbe essere di due tipi, così detto, molto in generale.
Un intervento a livello istituzionale, perché anche l'istituzione deve comprendere che la crisi è parte normale della vicenda di crescita di una persona nei nostri contesti. Dunque il vivere una crisi, il vivere una crisi, non è essere affetti da una malattia infettiva, di cui una persona si deve avergognare. Dunque è importante che l'istituzione dia questo messaggio e questo rientra molto nel discorso della formazione permanente. Nei nostri contesti dovrebbe essere accolta con una certa disinvoltura. La situazione di una persona che vive una certa difficoltà.
Dunque questo dovrebbe dire che l'istituzione dovrebbe anche offrire i mezzi, gli strumenti per affrontare in maniera corretta, coerente la situazione di crisi, senza che il tipo che è in crisi, qualsiasi crisi stia vivendo, debba prima vergognarsi di se stesso, secondo sentirsi come marginato, terzo andare a cercare chissadove gli aiuti. Se dobbiamo essere una famiglia soprattutto nelle situazioni di difficoltà. L'altro intervento a livello proprio più personale, più individuale, non solo istituzionale. Parleremo anche dell'accompagnamento e di come realizzare in queste situazioni un accompagnamento che sia efficace. Cosa dire efficace? Un accompagnamento che arriva alle radici. L'intervento è efficace solo se prima si fa bene la diagnosi, per dirla in termini tecnici, se si capisce dove è nata la crisi.
Voi pensate per esempio alla confusione che si fa quando uno ha una crisi affettiva, tanto per fare un esempio così generico. Crisi affettiva magari con conseguenze anche sul piano comportamentale, sessuale. Molto dicono che la grande maggioranza delle crisi è di natura affettiva. Relativa al voto di castità, all'impegno celibatario o di virginità. Da un punto di vista psicologico non è per niente detto che sia così invece. Molte volte la crisi è affettiva, risulta dal punto di vista comportamentale come una crisi affettiva e di fatto la persona magari è coinvolta in una relazione di innamoramento, di coinvolgimento emotivo con un'altra persona.
Però nella grande maggioranza dei casi la crisi affettiva nasce in un'area che non è quella affettivo sessuale, ma molte volte è l'area dell'identità. È chiaro che quando uno non ha risolto il problema della propria identità, che vuol dire non è riuscito a rispondere in modo stabile a quella domanda, a quella esigenza di percezione positiva di sé. Questo è un bisogno che tutti abbiamo radicato profondamente nel nostro cuore. Abbiamo tutti bisogno di avere una percezione sostanzialmente e stabilmente positiva di noi stessi.
Quando la persona non risponde a questa esigenza e non coglie quella radice di positività, cioè qualcosa che è stabile, non basta che mi vada bene un esame, voi avete fatto tutti gli esami questi giorni, siete andate tutti bene e probabilmente la vostra stima di voi stessi è cresciuta grazie all'esame. Non è mai successo che un titolo di studio o che un esame andato bene abbia risolto i problemi di stima di una persona. Vi fa stare bene per 24 ore, per 30 ore, per 40 ore, ma non di più. Poi il problema è molto più radicale, va risolto in maniera molto più sostanziosa che non semplicemente una prova d'esame o un titolo di studio che potrebbe dare.
Allora quando uno non risolve il problema della stima è chiaro che diventa estremamente sensibile a che cosa? Quando la stima non gli viene da dentro, non ha scoperto la radice della sua positività è evidente che questa persona diventerà molto sensibile a che cosa i messaggi di stima che vengono dall'esterno. Qual è il messaggio di stima più decisivo, più convincente secondo voi? Dai, abbiamo provato tutti, non vergognatevi di dirlo. Qual è il messaggio che suona più, che ci prende subito in questi casi? Evidentemente ti amo, ti amo, ti amo, quando una persona mi manda questo messaggio ha risolto il problema della stima. Non è tanto un'esigenza di sesso, no, no, quello semmai verrà dopo.
Il problema non è il celibato, se la stima non ti viene da dentro è chiaro che tu diventerai estremamente sensibile, suscettibile, subito appena intravedi che c'è una persona che ti manda questo tipo di messaggio, perché sono innamorato di te vuol dire tu sei al centro della mia vita, ti sto mettendo al centro e al centro ragazzi ci si sta un sacco bene, al centro della vita di un altro, no? Perché? Perché stare al centro vuol dire io sono positivo, c'è una persona per la quale io sono importante e siccome nell'innamoramento c'è tutto poi un insieme di ulteriori sollecitazioni che rispondono anche ad altri istinti che noi abbiamo dentro di noi, allora è chiaro che in quel momento la persona quantomeno ha risolto il problema della sua stima, tanto più diventerà sensibile a questo messaggio di amore, di innamoramento e molte volte li parte una vicenda, un'avventura che arriva fino al coinvolgimento affettivo-sessuale, ma allora non sarà tanto intelligente dire ecco la crisi determinata dal celibato o le crisi il 95% guardate l'index di statistica che esce a un piano a Vaticano lì si mette il 94-95% su una crisi effettiva, va vero? Non necessariamente? Questo è il punto d'arrivo, il punto terminale della crisi ma la radice è altrove ed è chiaro che se io voglio intervenire in maniera intelligente devo intervenire dove? In questo momento non sulle conseguenze, ecco perché in moltissimi casi il matrimonio non è stata la terapia indicata e non ha risolto nulla, ecco dunque l'accompagnamento dovrà soprattutto fare questo, capire dove è la radice e cercare di proporre poi un concetto di risposta, un certo tipo di aiuto, ecco cercheremo anche di vedere un po' le aree dove soprattutto oggi nasce la situazione critica.
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